Descrizione
Rocca Feretrana di Monte Cerignone
Sabato 17 luglio 2021 – Ore 21,15
“La vita nelle case delle nostre campagne”
Incontro con Gian Carlo Frisoni, autore del libro “Le case del cuore”
Le architetture, molte delle quali purtroppo scomparse, e la vita delle famiglie contadine, quella del tutto scomparsa, sono le protagoniste del lavoro dell’artista poliedrico Frisoni, fotografo, pittore, scrittore, poeta. La Rocca, riprogettata dopo il 1464 dall’architetto militare Francesco di Giorgio Martini per i duchi del Montefeltro, aprirà i suoi sotterranei e la magnifica grotta a volta.
Con il patrocinio del Comune di Monte Cerignone
In collaborazione con la Pro Loco e l’associazione “Il Giardino di Simone”
Dopo una paziente e meticolosa raccolta, la voce delle vecchie case riaffiora timida nelle pagine di questo
libro documento al quale tengo molto. Ci tengo molto perché racchiude testimonianze vere e dirette, il
messaggio della vita, il mio pensiero sul discorso infinito del chi siamo, su quel sottile tarlo del vivere che ha
bisogno di risposte continue, di riflessioni e soliloqui. E di radici soprattutto che qui ho sentito ancora
intatte, con il loro carico di emozioni e sentimenti. Le stesse che hanno mosso le persone che le hanno
abitate, costrette a consumare e a guadagnare i loro giorni divise tra quei muri e la terra. A volte restavo
sulla porta indeciso se chiedere permesso ancora a qualcuno, o profanare quel silenzio greve ed entrare
nella penombra di tristezze e gioie che li avevano vissuto. Entrare nelle abitudini e nelle tradizioni, negli
odori e nei sapori, nella sofferenza e la miseria che nei segni e da ogni parte albergava ancora. Il cigolio di
un’anta, il peso del silenzio, un colpo di vento, hanno smosso e scavato ogni volta l’io spirituale, l’angoscia
legata all’attimo, a una presa di coscienza muta di fronte al mistero dell’esistere, del sapere di essere figli di
terra e sue prede. Ma dovevo farlo, dovevo salvare i segreti che custodivano, le ultime resistenze e i palpiti,
la fierezza della vita che c’era passata dentro. Perché la morte non è mestizia di chi resta, ma memoria che
parla da ogni cosa, e tocca a noi salvarla!
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